Piglio

Catch & Release

  In inglese significa prendere e rilasciare, cioè catturare e poi rilasciare il pescato. Questo tipo di pratica denominata anke NO-KILL è nata negli USA molti anni fa ed è stata acquisita successivamente dagli inglesi, che ne hanno fatto una vera e propria filosofia di pesca. Grazie ai vicini anglosassoni, anche in Italia si sta pian piano diffondendo, soprattutto tra i praticanti della pesca a spinning e a mosca. Il principale scopo di tale pratica è la salvaguardia della specie ittica del posto, ed è un perfetto mix tra sport e natura senza che un hobby personale diventi dannoso per l’ecosistema. Molti lettori storceranno il naso, se non peggio, ribattendo che la scarsità di pesce è dovuta all’inquinamento, alla mancanza di ripopolamento e al bracconaggio, e non al fatto che i pesci non vengono rilasciati, queste sono più o meno scuse per la nostra coscienza, è un comportamento un pò alla Ponzio Pilato… se oltre al degrado ci mettiamo anche noi pescatori a prelevare inutilmente il pesce, la situazione non potrà altro che peggiorare. Non ha molto senso portare a casa il pescato se poi finisce in pattumiera, perché troppo grande e non si ha voglia di pulirlo o mangiarlo, pertanto vale la pena rilasciarlo. L’esperienza americana e inglese ha dimostrato che tale comportamento aiuta nell’incremento del patrimonio ittico, se proprio non ci si sente di praticare il NO-KILL nel suo pieno significato del termine, limitare il più possibile il numero di pesci trattenuti sarebbe già un buon inizio, con il tempo magari rilascerete tutto il pescato. In ogni caso il NO-KILL non deve essere una scusa per violare i regolamenti, tipo pescare nel periodo di divieto. Inoltre tutti i discorsi fatti sinora cadono se non vengono seguiti pochi accorgimenti: rilasciare un pesce ferito perché slamato male, graffiato o maltrattato durante le operazioni di cattura, recupero o fotografia, sarebbe come non rilasciarlo mandandolo incontro a morte certa.